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Wing Chun: Più di una Arte Marziale - Percorsi Personalizzati di Apprendimento

Equilibrare il dolore

By Riccardo Di Vito

Oggi ospito un articolo dell’ottimo amico Fabio Rossetti, che non scriveva da qualche tempo. Stavolta ci fa riflettere sul dolore e sulla sensazione che questo genera in ognuno di noi. Mi pare sempre molto utile questo modo di lavorare e di condividere le proprie sensazioni, proprio perché ci inducono a parlarne, a riflettere e discuterne tra noi. Sono sempre benvenuti testi di questo genere. Grazie ancora a Fabio! Buona lettura!
 Il dolore è la componente fisica principale sulla quale si giocano molte cose, al quale si possono agganciare la paura, il controllo, la dominazione, il comando, il terrore, la sofferenza interiore. Il dolore è una vibrazione d’energia a livello fisico, che scatena blocco, rabbia, incoscienza, reazione violenta, panico: il dolore nasce da un blocco di energia e da una trasmissione d’energia concentrata e potente, creando uno shock
 La risultante interazione fisico, astrale, mentale, crea delle corrispondenze di reazioni che sono naturali,  meccaniche. L’importante è che occorre gestire il dolore, fino ad arrivare al risultato che esso non deve influenzarci, pur essendone coscienti e sentendolo, poiché comunque serve per una serie di cose, in un modo trasformatorio che conduce all’equilibrio, all’armonia. Questo non vuol dire cercarlo come un flagellante, poiché il praticante intelligente sa che è un aspetto che fa parte del percorso, quindi uno strumento, un passaggio temporaneo, un mezzo e non sicuramente il fine e il centro della pratica. 
 Chi si addestra progressivamente lavora per raggiungere precisi obiettivi: 
  1. il primo consiste nel non avere paura e timore del dolore, cioè non entrare in vibrazione emotiva bloccante, che fa perdere la presenza e la concentrazione;
  2. il secondo consiste nell’accettare il dolore quando arriva e non reagire d’impulso emotivo, quindi studiarlo ed assorbirlo per poi scaricarlo;ù
  3. il terzo consiste nel sopportarlo, quindi la soglia aumenta, non quella del sentire il dolore, quanto quella che fa mantenere la presenza e quindi la centratura. 

 Subire un colpo porta dolore, ma è sempre energia che arriva e imparare a gestirla, ad equilibrarla con coscienza, dona delle possibilità. Chi desidera essere un Guerriero, fa sì che si metta nella condizione tranquilla di accettare, comprendere e mantenersi presente e centrato sempre. Il suo centro è l’armonia. Quindi è chiaro che con la pratica la resistenza al dolore aumenta, seppure lo si sente bene: inoltre la spiccata sensibilità acquisita lo fa sentire in tutta la sua interezza, ma con la preparazione avente come base la determinazione e la tranquillità, creano una gestione dell’energia che consente di resistere mentre si agisce.
 Spesso si vedono molte persone che alla minima percezione di dolore per un colpo fanno una scena degna di un film di alto calibro, da chi, essendo egoico, si fa rodere perché è stato toccato a chi fa lo stuntman rimbalzando come una palla. Consiglio vivamente di cambiare atteggiamento, poiché la pratica marziale è ben altro e non insegna quelle scene patetiche e ridicole. Ripeto di nuovo che ciò non vuol dire essere al contrario, cioè quelli che invece pare debbano sentire dolore e incentrare la pratica su questo. L’intelligenza del praticante e di chi insegna è nell’equilibrio che conduce all’armonia. 
 Il corpo, che ha una sua intelligenza, reagisce subito al dolore e con la pratica lo si educa a reagire con coscienza; infatti per ciò che riguarda il ripristinare l’equilibrio scosso dal dolore, ogni nostra cellula corporea, che è dotata di intelligenza, fa una cosa semplice ed efficace: impara. 
 Questo poiché il lavoro cosciente sul corpo fisico fa passare a livello istintivo delle cose che poi automaticamente si attivano. L’aspirante Guerriero imparerà, cercandoli, i modi e le terapie anche per guarire e per intervenire rapidamente. Dove non riesce va da un guaritore. 
 Shiro Saigo in un suo passo sulle arti marziali recita la condizione del Guerriero: 

Il vero Bushi mantiene il suo state mentale davanti a qualsiasi avvenimento, non prova timore e turbamento davanti all’attacco di una lama scintillante e, per quanta grande possa essere la sua sofferenza, non trema per l’acqua e per il fuoco, si mantiene impassibile davanti alle difficoltà e ai peggiori affronti e non s’inorgoglisce per la più brillante delle sue azioni. La ragione del suo potere risiede nel fatto che egli ha saputo capire la vera natura dell’ Arte Marziale

  Il dolore non deve mai essere una catena, un peso, una limitazione, altrimenti non sarà mai possibile esprimersi al 100%. Per combattere liberamente dentro di noi, in noi non ci deve essere l’esitazione, ma la determinazione. 
 Chi ha incarnato il detto che si può morire da un momento all’altro, è in uno stato di profonda consapevolezza della vita e della morte, quindi niente lo influenza, niente crea interferenze. Essere disposti a morire, a pagare il prezzo più alto, libera spontaneamente da esitazioni e da blocchi, compreso il dolore e la paura del dolore. 
 Può essere fatto in modo cosciente e incosciente: è preferibile sempre la coscienza, ma quando la motivazione dipende da una azione necessaria per rendere un servizio fondamentale e necessario per il bene degli altri, allora il Guerriero diventa azione pura e libera
 Fabio Rossetti
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