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Wing Chun: Più di una Arte Marziale - Percorsi Personalizzati di Apprendimento

Chi Sao: sì o no?

Chi Sao: sì o no?

By Riccardo Di Vito

Niam JiuHo passato anni a praticare Wing Chun sostenendo esami basati sul Chi Sao e sulle forme, senza capirne l’applicazione pratica in combattimento. Per fortuna sono stato abbastanza testardo per capire l’idea che c’è dietro al Chi Sao attraverso il duro lavoro con compagni seri, che mi hanno permesso di testare quello che si studiava a contatto in contesti non collaborativi.  Sono stato anche molto fortunato ad aver avuto vari Insegnanti, che mi hanno mostrato diversi modi di intendere e vedere questo esercizio che viene chiamato Chi Sao.

Purtroppo sul web ci sono migliaia di video riguardanti il Wing Chun basati esclusivamente su questo famoso esercizio di “sensibilità tattile”, come viene spesso chiamato, conosciuto come Chi Sao, “braccia appiccicose” – 黐手 [chǐshǒu] -. Prima di conoscere e praticare la linea Hek Ki Boen Eng Chun, avevo capito diverse cose (vedi articoli sul Chi Sau sul blog o sul sito), ma non ero riuscito a cogliere l’essenza del lavoro, che si nasconde già dentro al nome dell’esercizio.

Niam JiuNella nostra famiglia si usa chiamare questo esercizio Niam Jiu – 黏手 [niánshǒu] -. Come potete notare l’ideogramma che descrive l’idea di “appiccicoso” è diverso, indica qualcosa di simile al miele, una colla, con la sua densità. Già da questo potete capire che non lavoriamo sullo scivolare sulle braccia per tentare di colpire di il nostro partner, come si vede fare nella quasi totalità di video sul Chi Sao sul web, ma ci si allena con ben altri propositi.

Uno degli errori più grandi di chi allena il Chi Sao è che non ha idea di quello che noi chiamiamo Deng Keng – 聽勁 [tīngjìn] -, la capacità di “ascoltare l’energia”. Purtroppo molti pensano a farla “parlare”, cioè a fare diverse cose, tecniche e movimenti. In sostanza, nella maggior parte dei casi si tratta di una specie di sparring (davvero brutto da vedere) dove la fanno da padrone la velocità e la forza fisica. Addirittura in alcuni video si vedono delle vere e proprie gare di Chi Sao con tanto di caschetti e guanti da MMA!!! Come se nel pugilato facessero delle gare di…pera o di…sacco!

Niam JiuL’esercizio di propriocezione che chiamiamo Niam Jiu serve per percepire e riconoscere i vettori di forza, la direzione dell’energia e la gestione dello spazio del nostro partner, per sentire anche lo stato di contrazione dei nostri muscoli, anche senza il supporto della vista, in alcuni casi. L’esercizio del Niam Jiu è quindi fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento corporeo, perché ci insegna, attraverso la pratica costante, a percepire ed utilizzare le tre variabili di Tempo, Spazio ed Energia in connessione con l’attività del nostro partner.

Nella nostra linea di trasmissione il Niam Jiu (Chi Sau) è quindi un esercizio molto importante, ma non va a sostituire il complesso lavoro di sparring (prima controllato, poi sempre più libero), che dona al praticante la giusta gestione delle stesse variabili di cui ho fatto cenno poco fa, in un contesto realistico, non collaborativo e totalmente casuale. Noi lo chiamiamo Tui Phak – 帶打 [dàidǎ] -, cioè far crescere le proprie capacità di lotta attraverso la lotta. Si impara a combattere combattendo.

Non dimentichiamoci che durante il lavoro di propriocezione del Niam Jiu una delle caratteristiche da non sottovalutare è quella di pressare sempre in avanti, che noi chiamiamo Pei Keng – 逼勁 [bījìn] -. Si deve sempre far sentire sotto pressione il compagno, cercando di utilizzare sempre la sua forza per trovare spazio e tempo per far collassare la sua struttura. Non a caso, attraverso il Pei Keng, si riesce spesso a comprimere le braccia del partner, riducendolo in un angolo della sala di allenamento, senza particolari sforzi…

Niam JiuIn sostanza, quindi, anche nella nostra Scuola si usa il famigerato Chi Sau, ma i concetti, i modi e le dinamiche di esecuzione sono davvero molto differenti rispetto a quanto visto finora sul web. Forse ci sono più similitudini con il Tuīshǒu [推手] del Taijiquan, se proprio dobbiamo trovare qualche esercizio analogo.

L’importante, in tutto l’arco del lavoro del Niam Jiu è aumentare la propria stabilità, migliorare la sensibilità, avere la corretta reattività. Sicuramente si ha un miglior senso della distanza, così come del timing, perché si impara a gestire l’aggressività dell’altro attraverso movimenti minimi, fluidi e particolarmente dirompenti. Praticando si acquisisce, quindi, un maggior equilibrio interiore, che poi è una delle chiavi della nostra disciplina.

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